CRISTALLI

di Lorenzo Parolin[L8/758]

Thomas Merton 1915-1968, scrittore giramondo e monaco trappista vissuto prevalentemente negli Stati Uniti, prendendo probabilmente spunto dal Diario di Santa Faustina Kowalska, paragona l’uomo ad un cristallo posto al buio. Potenzialmente – egli dice – il cristallo è un “oggetto” di grande bellezza, ma per brillare ha bisogno della luce del Sole. Il suo meglio (la messa in risalto delle sue virtù) dipende dunque da qualcosa che è esterno a sé stesso (la luce), ed è subordinato pure alla sua disponibilità ad accogliere quella luce.
L’anima umana, per come è fatta, non può brillare di luce propria , cioè non può perfezionarsi in autonomia con un training autogeno come ritengono molte dottrine orientali, perciò è penoso vedere gli orgogliosi insetti umani formicolare scompostamente alla ricerca di risultati scadenti, quando con un po’ di umiltà potrebbero ottenere molto di più. Per essere valorizzati dalla luce basterebbe che si esponessero alla radiazione , cioè si riconoscessero bisognosi di aiuto, ossia accettassero di essere creature anziché voler essere indipendenti da Dio. A seguire solo la propria natura e la propria filosofia si fanno cose di grado inferiore al massimo, perciò si finisce agli inferi (all’inferno).
L’uomo, confidando nelle sue sole forze, può raggiungere una perfezione naturale, ma essendo predisposto per superare sé stesso, può sperimentare una pienezza che supera la sua natura. Questo “qualcosa” che visitandolo gli può conferire una completezza di tipo superiore si chiama Grazia Santificante: grazia perché viene donata gratis; santificante perché lo fa accedere al piano soprannaturale (quello del sacro).
La grazia, essendo un dono, non è qualcosa di dovuto, ma essendo Dio generoso al grado sommo, quel dono lo offre a tutti, anche a quelli che non lo vogliono accogliere.
La grazia è Dio che irrora l’uomo con la sua vitalità, energia, sapienza ecc.
Visitato da qualcosa di qualità superiore, l’uomo esperimenta una gioia impareggiabile. “Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena” (Gv.15, 11).


L’uomo saggio smette di contare sulle sue sole forze e si affida/abbandona nelle mani di Dio.
L’uomo è stato chiamato all’esistenza da Dio per diventare santo come lo è Lui. Il salto di altezza che è chiamato a superare è vincibile solo per opera della Grazia, della quale occorre però diventare degni.


La vita è come un angusto atrio (in cui si viene calati dall’alto) con due uscite affiancate gestite da un’unica porta scorrevole che può sbarrare l’una e aprire l’altra, o viceversa.   Una di esse dà su un locale al piano inferiore pieno di mondanità, l’altro dà su una scala ripida che porta ad un locale al piano superiore. Finché si è in vita si possono ispezionare le adiacenze di quelle due uscite e decidere da quale parte avviarsi.   Con la morte la porta viene bloccata e si viene sospinti definitivamente in su o in giù a seconda della posizione in cui ci si trova in quel momento.

 

[rif. www.lorenzoparolin.it L8/758]