PRESTITO

di Lorenzo Parolin[S3/26]

Hai bisogno di 100.000€ per ampliare la tua attività? Devi dimostrare alla banca di avere beni per almeno 150–200.000€, allora la risposta sarà positiva. Ma al momento di darti i soldi, quei soldi la banca non li ha, perché, paradossalmente, la banca non ha soldi da prestare.
Allora ti fa firmare un documento in cui ti impegni a “restituire” il capitale e gli interessi chiedendoti a garanzia ipoteche, fideiussioni o altro.
Registrata quella tua obbligazione tra le attività patrimoniali, la banca si trova ad essere più ricca, perciò diventa in grado di emettere un assegno circolare e registrarlo tra le passività. Tu, credendo che sia denaro vero, lo dai in pagamento al tuo fornitore e lui, credendo che sia denaro vero, lo porta (facciamo un caso semplice) nella tua stessa banca e lo mette in un libretto di risparmio, poniamo, all’1% di interesse. Nulla cambia se ne fa un uso diverso. Quell’assegno è nato dal nulla nella banca e viene annullato/barrato/archiviato al suo rientro nella banca. Nulla è uscito dalla banca, nulla è entrato: solo un pezzo di carta. C’è solo un signore che crede di avere dei soldi liquidi nel suo libretto, invece ha una scrittura che gli promette dei soldi, ossia ha un buco, sia pure protetto da un bel parapetto: le garanzie. A dire il vero, se quel cliente andasse a prelevare i soldi in contanti, con qualche fatica li potrebbe ottenere, ma se tutti i creditori come lui si presentassero in banca, solo i primi ne troverebbero, perché essa ha “prestato” molto di più di quello che tiene come riserve, ciò significa che le banche prestano soldi che non hanno! Assegni circolari, bonifici, swift e lettere di credito ammontano a circa nove volte il valore di tutto il denaro contante, il che implica che il 90% di tutte le operazioni avvengono allo scoperto.
Andiamo avanti. Mese dopo mese tu restituisci il tuo debito assieme agli interessi pattuiti e la banca usa i tuoi soldi per riempire il buco che c’è nel libretto del tuo fornitore.
Finito di pagare le rate, la banca salta sopra il terreno molle per compattarlo, asporta l’eccedenza e dice : “OK, tutto a posto, non è successo niente! Possiamo rimuovere il parapetto” (togliere le ipoteche).
Con gli interessi che ha incassato la banca paga l’1% al libretto del tuo fornitore e il resto è guadagno suo. Conclusione: quando la banca ti fa un “prestito” non tira fuori una lira. Ha solo il dovere di mettere a riserve l’1% della cifra prestata (fino al 2011 era il 2%) che poi riutilizza a fine operazione.
Si obbietterà che quando la banca mi dà l’assegno io lo spendo acquistando merci (pagando fornitori) ed è vero; la banca immette nel mercato della moneta privata (bancaria) che non le costa niente e che va a gonfiare la massa monetaria in circolazione, provocando inflazione temporanea che rientra man mano che il prestito viene restituito. All’inizio c’è un buco. I soldi compaiono solo alla fine. Chi fa il prestito è il popolo il quale subisce l’inflazione provocata dall’emissione dell’assegno a vuoto, mentre chi riscuote gli interessi sono le banche.
Morale? La banca presta soldi solo a chi ne ha già, mai a chi è in difficoltà; inoltre non presta mai qualcosa di suo, bensì qualcosa di altri. Presso le banche, il prestito sulla fiducia non esiste.
Si potrebbe forse fare in modo diverso?
Certamente! Gli interessi andrebbero versati nella cassa comune, visto che il prestito lo fa il popolo sopportando l’inflazione temporanea (come già descritto altrove).
Un giorno una donna mi disse: “Si parla tanto male delle banche, ma io le devo solo ringraziare: senza i loro prestiti, sia pure ad interesse, non avrei mai fatto niente; ora, invece, possiedo due case”.   Brava, sciocca! Se non ci fossero le banche ora di case ne avresti tre.   Il meccanismo di rapina, però, è ignoto agli schiavi.
[rif. www.lorenzoparolin.it S3/26]